I Comitati e il Tavolo contro l’autonomia differenziata hanno già proposto, nella
manifestazione del 18 giugno a piazza Santi Apostoli a Roma, una serie di iniziative finalizzate a contrastare e cancellare il ddl Calderoli. La Lega, sventolando le bandiere della secessione, ha festeggiato alla Camera quella che possiamo – insieme – trasformare in una ‘vittoria di Pirro’.
Finalmente, dopo anni di mobilitazione nel Paese, di cui i Comitati e il Tavolo No AD sono stati parte attiva, forze politiche, sindacali e associative sono unite per impedire che si realizzi il disegno della Lega: la secessione dei ricchi che, ‘spaccando l’Italia’, aggraverà disuguaglianze sociali e divari territoriali.
La legge sull’AD non è stata ancora promulgata e da giorni il “governatore” Zaia va affermando che su di essa non ci sarebbe il parere contrario del Presidente della Repubblica, confondendo l’atto di autorizzazione alla presentazione di una legge – quasi dovuto – con l’atto di promulgazione, quando cioè il Presidente della Repubblica è chiamato a valutare se sussistono ictu oculi profili di incostituzionalità. Vedremo quello che il Presidente Mattarella deciderà.
Sempre più forte cresce l’opposizione contro il ddl Calderoli e contro il patto scellerato tra M. Salvini e G. Meloni, tra autonomia differenziata e premierato. Ora, infatti, alcuni presidenti di Regione di area PD esprimono apertamente le loro critiche radicali, anche se alcuni di essi avevano intrapreso la via delle Intese, e il presidente Giani ha assunto un pubblico impegno affermando che ‘la Toscana sarà fra le cinque regioni che promuoverà la richiesta di referendum sull’autonomia differenziata’.
La stessa scelta è stata annunciata da La Via Maestra, oltre che da importanti forze sindacali.
Il ministro Calderoli e i suoi predecessori hanno sempre istituito nei DEF un collegamento tra Legge di Bilancio e ddl sull’autonomia differenziata: è palesemente una furbizia, perché si intende sfruttare la disposizione del c. 2 dell’art. 75 della Costituzione per cui ‘non è ammesso referendum per le leggi tributarie e di bilancio’. È una furbizia perché non basta dichiararlo nel DEF: il collegamento va motivato e, se si attiva il referendum, va dimostrato davanti alla Corte costituzionale, dato che un Governo non può, a suo libero arbitrio, indicare collegamenti alla legge di bilancio senza valide ragioni. E queste ragioni non sono dalla parte del ministro Calderoli; infatti, la sua legge è di natura procedimentale e non finanziaria. Il ministro Calderoli si è servito di un’altra furbizia: quella di non ricorrere a una legge di rango costituzionale per definire le norme quadro sull’autonomia differenziata, proprio per evitare che cinque Regioni – o un quinto dei membri di una Camera – potessero attivare il referendum popolare.

C’è un ampio schieramento di forze politiche e sociali che possono raccogliere nei prossimi due mesi le firme necessarie per far svolgere il prossimo anno il referendum per cancellare il ddl Calderoli, e siamo convinti/e che la Corte costituzionale sottoporrà a severo scrutinio il presunto ‘collegamento’ tra la legge sull’autonomia differenziata e quella di Bilancio. Se si giungerà al referendum, saranno i cittadini e le cittadine a cantare vittoria per aver difeso, abrogando la legge Calderoli, la Repubblica ‘una e indivisibile’.
Vogliamo ricordare ai Presidenti delle cinque Regioni guidate da esponenti del PD e 5S che, se mai il Presidente della Repubblica dovesse promulgarla, possono contro la legge Calderoli ‘promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte costituzionale entro sessanta giorni dalla pubblicazione della legge’ (secondo l’art. 127 della Costituzione). Ci aspettiamo che lo facciano, dando subito alla Corte costituzionale l’occasione di sindacare i profili di (in)costituzionalità della legge Calderoli messi in luce da decine e decine di costituzionalisti.

Tavolo No Autonomia differenziata
Comitato Nazionale per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, l’uguaglianza dei diritti e l’unità della Repubblica

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