Egregi membri della Commissione incaricata di definire i LEP,
vi scriviamo nel momento in cui, dopo l’abbandono della senatrice Anna Finocchiaro e dell’ex presidente della Camera Luciano Violante, alcuni esponenti illustri della vostra Commissione hanno dato le dimissioni, sostenendo che, così come viene concepita, l’Autonomia differenziata “discrimina le Regioni”. Secondo gli ex presidenti della Corte Costituzionale Giuliano Amato e Franco Gallo, l’ex presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno e l’ex ministro della Funzione pubblica Franco Bassanini, la determinazione dei Livelli Essenziali della Prestazioni necessiterebbe di una discussione parlamentare per la loro definizione e specialmente di investimenti massicci per poter essere davvero compatibile con la Costituzione italiana e con l’ uguaglianza dei diritti.
Dal nostro punto di vista, come “Tavolo no AD”, che riunisce varie associazioni, sindacati e forze politiche che si battono contro l’intero processo di Autonomia differenziata, queste affermazioni rappresentano solo uno degli aspetti in gioco e non l’insieme dei problemi. Resta però il fatto che quanto detto da chi si è dimesso è vero.
Queste dimissioni meritano una riflessione più generale.
Il governo ha voluto, attraverso la Legge di Bilancio (l. 197/2022), fornire un’apparente risposta alle critiche di chi sostiene che l’AD si possa attuare, ma solo dopo che i LEP siano stati definiti, individuando in essi una “garanzia”.
Qual è il risultato? Che al primo passaggio concreto ci si accorge che i LEP non possono essere attuati, se non al prezzo di renderli di un livello talmente basso da minacciare i servizi non solo nel Regioni più svantaggiate, ma addirittura nelle altre!
In fondo, i proff. Amato, Bassanini, Gallo e Pajno non hanno fatto altro che tirare le conclusioni politiche di quanto segnalato dal Servizio bilancio del Senato. Tuttavia, non era necessario arrivare nemmeno a questa segnalazione del Senato. Sarebbe stato sufficiente il buon senso: fummo noi, ben prima, a segnalare nei nostri documenti che con i LEP ci si sarebbe trovati di fronte ad un’alternativa: investimenti colossali e del tutto impossibili dello Stato oppure determinazione dei Livelli al ribasso, con abbandono di intere aree e comunque tagli e privatizzazioni nei servizi pubblici.
Questa vicenda non è un incidente di percorso aggirabile. Essa dimostra al contrario come, da qualunque parte si prenda, al momento della verifica concreta l’AD vada incontro inevitabilmente a enormi ostacoli. A meno che non si intenda, volontariamente, ampliare le discriminazioni, le differenze all’interno del Paese e anche all’interno delle singole Regioni, alimentare tensioni, accentuando gli enormi problemi che l’Italia ha nella sanità, nella cura dell’ambiente, nell’istruzione, nelle infrastrutture, nei servizi in generale.
Egregi membri della Commissione,
oggi appare a gran luce ciò che dicevamo nell’autunno scorso e che abbiamo portato in piazza, a Roma, il 21 dicembre: l’art. 1 Legge di Bilancio, commi: c. 791-801 non può superare i problemi che inevitabilmente l’applicazione del comma 3 dell’art. 116 Cost. pone.
Questi problemi sono grandi: né una Commissione incaricata di definire i LEP, né un’affrettata votazione del DDL Calderoli possano risolverli. È necessario uno stop e un ripensamento dell’intera materia, qualunque sia la soluzione che si voglia trovare, sia essa l’abrogazione del comma 3° dell’art. 116 o la sua applicazione in forme compatibili con i principi fondamentali della Costituzione.
Per questo vi chiediamo di prendere atto della situazione, di unirvi alle ragioni dei dimissionari e di permettere che il dibattito che si è cominciato ad aprire nel Paese si sviluppi pienamente, senza forzature, sospendendo nel frattempo il processo deliberativo dell’Autonomia differenziata.
La posta in gioco è davvero troppo alta, i pericoli ormai evidenti: qualunque prosecuzione del processo mette in pericolo l’unità della Repubblica.


Tavolo NOAD

Un pensiero riguardo “Lettera aperta ai membri della Commissione incaricata di definire i LEP dal Tavolo NOAD

  1. Ottimo documento giustamente allarmante . È una chiamata generale ad assumere posizioni di protesta popolare e di iniziative responsabili di contrasto al progetto Calderoli.

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