𝐋’𝐀𝐔𝐓𝐎𝐍𝐎𝐌𝐈𝐀 𝐃𝐈𝐅𝐅𝐄𝐑𝐄𝐍𝐙𝐈𝐀𝐓𝐀
𝐅𝐀 𝐌𝐀𝐋𝐄 𝐀𝐍𝐂𝐇𝐄 𝐀𝐋 𝐍𝐎𝐑𝐃
𝐀 𝐂𝐈𝐓𝐓𝐀𝐃𝐈𝐍𝐄 𝐞 𝐂𝐈𝐓𝐓𝐀𝐃𝐈𝐍𝐈, 𝐋𝐀𝐕𝐎𝐑𝐀𝐓𝐎𝐑𝐈 𝐞 𝐋𝐀𝐕𝐎𝐑𝐀𝐓𝐑𝐈𝐂𝐈

QUI la registrazione di tutta l’assemblea nazionale

QUI il testo della relazione di Alessandra Algostino

Cittadini e cittadine, lavoratori e lavoratrici, esponenti di associazioni e dei sindacati, sindaci e sindache, amministratori e amministratrici locali ci siamo riuniti oggi, 24 febbraio 2024, a Milano, in una Conferenza nazionale per dire ancora una volta NO all’Autonomia differenziata.

Siamo venute e venuti da tutta Italia per rappresentare la nostra unità, l’unità della Repubblica che questo progetto eversivo vuole distruggere, creando disparità tra i cittadini e le cittadine a seconda del luogo di residenza.

I sostenitori dell’Autonomia differenziata cercano di tranquillizzare: “Il Paese sarà più forte, l’AD servirà a tutti e a tutte, nessuna unità è rimessa in causa”. Ma noi lo sappiamo: sono gli stessi che da sempre, prima attraverso l’invenzione della “Padania”, poi con la devolution e ora con questo progetto cercano di dividerci, di spezzare tutto ciò che costituisce la Repubblica: l’uguaglianza dei diritti su tutto il territorio nazionale.

Noi difendiamo la Costituzione che sancisce all’articolo 5 l’unità della Repubblica e garantisce l’autonomia degli enti locali, senza differenziazioni; noi vogliamo che sia rispettato e attuato l’articolo 3 della Costituzione che chiede il superamento di ogni ostacolo per garantire l’uguaglianza sostanziale tra le persone ovunque esse vivano, senza differenziazioni territoriali.

Ci siamo riunite e riuniti a Milano e siamo venute e venuti numerose e numerosi da tante città del nord perché vogliamo dire chiaramente che l’AD è anche contro di noi, è contro tutti, è uno strumento per frantumare ciò che resta delle nostre conquiste, dei nostri diritti: i contratti nazionali, la sanità già fortemente degradata e privatizzata, la scuola di tutti e tutte, le pensioni, le normative del lavoro, l’ambiente, le infrastrutture i beni culturali …

Tutto ciò che oggi ancora abbiamo non ci è stato regalato da nessuno. È il frutto della mobilitazione, della lotta per i diritti sociali e democratici, delle battaglie di decenni. Queste lotte, queste mobilitazioni, hanno visto vittorie e sconfitte, conquiste e perdite, e sempre, inevitabilmente, l’unità della Repubblica è stata la loro stella polare.

Noi rifiutiamo la contrapposizione tra il Nord e il Sud. Sappiamo perfettamente che in molte zone del Sud del Paese si vivono condizioni di lavoro, dei servizi (dalla sanità alla scuola) assai peggiori di quelle del Nord. Vogliamo batterci perché questo gap venga colmato una volta per tutte e sappiamo invece che l’AD assesterebbe un  altro colpo micidiale alle Regioni del Sud.

Ma sappiamo anche che l’AD mira a dare mano libera in ogni Regione a chi vuole privatizzare completamente la sanità, per liquidare e frammentare la scuola pubblica assoggettandola agli interessi dei poteri economici locali, per distruggere i contratti nazionali e ridurre i salari, per disarticolare la normativa della sicurezza sul lavoro e rendere ancora più vulnerabili lavoratori e lavoratrici, per concentrare ancora di più il potere nelle mani dei ‘governatori’ limitando quelli di Sindaci e Sindache, dei Comuni, e annullando gli spazi di partecipazione. I valori della collettività (persone e formazioni sociali) verranno subordinati  al mero interesse di chi trarrà profitto dall’AD. I pochi contro i molti.

Non è vero che il Nord è il “modello”, che si vuole estendere su scala nazionale: si vuole, con i Livelli essenziali delle prestazioni (i famosi LEP), ridurre i servizi sociali, così da costringere ogni persona, al Nord come al Sud, a pagare i servizi privati per garantirsi almeno la sopravvivenza.  Ovunque, al Nord e al Sud, si vogliono imporre condizioni di lavoro più pesanti e livelli salariali più bassi. Il Sud sprofonderà, e lavoratori e lavoratrici, cittadini e cittadine al Nord verranno trascinati nella distruzione di tutti i diritti sociali – questi saranno gli effetti perversi dei LEP.

Chi oggi sostiene il DDL Calderoli è lo stesso che, nei vari governi di cui ha fatto parte, ha attaccato diritti, conquiste, salari, condizioni di vita. È lo stesso che ha promosso la deregolamentazione delle norme sul lavoro che sono alla base degli incidenti mortali che accadono giorno dopo giorno. Come non vedere ciò a cui si va incontro quando una Regione sarà in lotta con le altre?

“Divide et impera”: è questo il significato dell’AD, perfettamente in linea con l’accentramento di poteri e la limitazione della democrazia dell’altro progetto del governo, il “premierato forte”.

Chi allora potrà fermare questo processo?

È in questa “battaglia delle battaglie” che si vede quanto abbiamo bisogno dell’unità del Nord e del Sud.

Nonostante le tantissime voci contrarie di costituzionalisti, esperti, intellettuali, economisti, persino dagli uffici interni agli stessi organi istituzionali, come l’Ufficio Parlamentare di Bilancio o dall’Unione Europea, dopo l’approvazione al Senato, il DDL Calderoli è già approdato alla Camera dove il Governo ha la maggioranza per l’approvazione finale. Ma se il Governo ha la maggioranza in Parlamento, esso non ha dietro di sé, lo sappiamo, la maggioranza nel Paese, come dimostrano le percentuali di astensione nelle ultime elezioni.

Noi abbiamo davanti un compito: costruire una mobilitazione così forte, così dichiaratamente contro l’AD, da costringere il Governo a fermarsi.

E se poi il Parlamento votasse questo DDL?

Altre strade potrebbero aprirsi: si parla di referendum, di ricorsi alla Corte Costituzionale. Ma quali che siano le iniziative, sappiamo bene che nessuna strada potrà fermare questo DDL se non ci sarà una vasta mobilitazione di tutto il Paese.

Per questo oggi lanciamo il nostro appello:

  • alle cittadine e ai cittadini del Nord diciamo: non lasciatevi ingannare dal canto delle sirene dei fautori dell’AD, uniamoci in tutto il Paese, spieghiamo a tutte e a tutti che dal Nord al Sud abbiamo lo stesso interesse a fermare l’AD;
  • ai sindacati, alle forze politiche, a quelle associative, agli intellettuali: nessuno può dire dove può portare la frattura che l’AD genererebbe nel Paese. Scenari balcanici potrebbero aprirsi, specie nella situazione di crisi mondiale che viviamo. È adesso, è subito che bisogna mobilitare il Paese come non mai, come forse solo nella Resistenza è stato fatto, per fermare la frantumazione materiale e morale del Paese. Voi oggi avete ancora la possibilità di farlo: non c’è un minuto da perdere, nessun Parlamento, nessun referendum, nessun ricorso potrà fermare l’AD senza questa mobilitazione.

Da parte nostra non ci fermeremo, come non abbiamo mai fatto dal luglio 2019. Noi ci impegniamo a costruire una forte mobilitazione popolare, senza la quale questa lotta non potrà essere vinta.

Per questo continueremo ad informare, manifestare, utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione –appelli, petizioni, leggi di iniziativa popolare,  come è in corso in Emilia-Romagna – perché i Consigli regionali si impegnino a non richiedere l’autonomia differenziata.

Per questo saremo a Napoli, il 16 marzo prossimo, in una manifestazione di piazza che rappresenterà il secondo passaggio di una staffetta di lotta più che mai necessaria.

Tutte e tutti a Napoli il 16 marzo, tutte e tutti unite e uniti fino al ritiro del DDL Calderoli!

Fermiamo la divisione della Repubblica e dei cittadini e delle cittadine italiane.

Tavolo No Autonomia differenziata

Comitato Nazionale per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, l’uguaglianza dei diritti e l’unità della Repubblica

24 febbraio 2024

Un pensiero riguardo “Appello dal Convegno Nazionale di Milano del 24 febbraio 2024

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